Egiziana condannata per mutilazioni genitali alle figlie: “Non sapevo fosse reato”

1 novembre 2018

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Una donna egiziana, immigrata in Italia, è stata condannata a due anni di carcere per aver effettuato mutilazioni genitali sulle figlie di sei e nove anni. Ennesimo segno di come sia sempre più difficile, se non impossibile, riuscire a integrare e educare alla civiltà i tanti immigrati presenti in Italia.

I fatti sono avvenuti nel 2007 e per l’occasione la donna si era recata in Egitto, dove l’incidenza di queste pratiche sulla popolazione femminile in tenera età è del 90%. La donna, però, era regolarmente residente in Italia. Nel corso del processo, dove la figlia maggiore divenuta maggiorenne si è costituita parte civile, a sua discolpa ha dichiarato di non essere a conoscenza che la pratica costituisse reato. Ha dichiarato inoltre che l’idea di procedere con le mutilazioni le è stata data da sua madre, nonna delle due bambine, dal momento che nella sua cultura si è sempre fatto così. Il processo ha visto imputato anche il marito della donna e padre delle due ragazze, che tuttavia è stato assolto perché pare si trovasse altrove quando sono avvenute le mutilazioni, e per questo non poteva sapere della barbarie a cui la moglie aveva sottoposto le due figlie.

La sentenza di condanna nei confronti della donna è arrivata al termine del processo che si è tenuto con rito abbreviato. Per condannare la donna è stato applicato il reato di pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, introdotto nel codice penale nel 2012. L’imputata dovrà anche pagare una provvisionale alla figlia minore, anch’essa da poco diventata maggiorenne.

Quella delle mutilazioni genitali femminili è una piaga che ancora oggi affligge 125 milioni di donne nel mondo, tutte concentrate nei Paesi africani e in quelli islamici dell’Asia. La pratica, inoltre, fino ad appena 25 anni fa, quando si svolse la Conferenza di Vienna nel 1993, non era ancora riconosciuta universalmente come una violazione dei diritti umani. Stime ufficiali affermano che a causa dell’alto tasso di immigrazione presente in Europa e in Nord America, la piaga delle mutilazioni genitali si stia diffondendo in maniera preoccupante anche in queste zone. Nella sola Unione Europea si stima che siano almeno mezzo milione le donne che hanno subito una forma di mutilazione, per credenze religiose o per mantenere viva la propria cultura del Paese d’origine.

Anna Pedri  

fonte  ilprimatonazionale.ti


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